I Papi si sono sempre interessati alla letteratura, se non di persona attraverso i loro inquisitori che ne fornivano occhiuti indici e volentieri mettevano ad ardere oltre ai libri anche gli autori ritenuti pericolosi. Una critica censoria, dunque, di tipo morale, rigidamente “distinzionista”, che sottintendeva un sospetto generale verso le scritture laiche: bastante il Libro Sacro, diretta emanazione divina, tutt’al più completato da breviari edificanti di preghiere e agiografie.
Ma i tempi cambiano, ragazzi! Ed ecco comparire nel caldo estivo del luglio scorso una lettera di Papa Francesco Sul ruolo della letteratura nella formazione. E scopriamo un completo rovesciamento strategico: l’obiettivo è sempre il miglioramento morale, ci mancherebbe, ma la letteratura adesso è vista come uno strumento utile, sia pure di mediazione e passaggio ad maiora, addirittura consigliabile nei seminari per la formazione dei futuri sacerdoti. Invece di rigettare le tentazioni diaboliche del “mondo”, il Santo Padre suggerisce di esplorare a fondo le pieghe del cuore umano, avendo a guida proprio le rappresentazioni letterarie. Continua a leggere Eclettismo ecclesiastico
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La critica di una volta – ma quale?
Su “la Repubblica” del 6/6/2024 è comparsa una intervista al critico americano Daniel Mendelsohn che lamentava il cattivo stato della critica letteraria attuale, ormai diffusa nella rete senza distinzioni di competenze e quindi affatto priva di autorevolezza. «Siamo invasi da critiche, o presunte tali – a domanda risponde l’intervistato, – di persone improvvisate, senza alcuna preparazione accademica. La parola chiave di questa nuova tendenza è self/auto». Non è un discorso nuovo: ma ad avermi colpito è stato il titolo della pagina, a grandi caratteri, “Non esiste più la critica di una volta”, perché mi sono chiesto: quale sarebbe la “critica di una volta”? Ho passato la mia vita di insegnante a spiegare agli studenti che c’erano sempre parecchi metodi in campo, mica uno solo, per cui volevo vederci più chiaro su quale “critica di una volta” qui vertesse il rimpianto.
Ho pensato allora di rivolgermi al libro che Mendelsohn presentava nell’intervista, Estasi e terrore, uscito alcuni mesi fa per le edizioni Einaudi, in modo da capire meglio e di confrontarmi a ragion veduta. Perché anch’io sono convinto della crisi della critica, ma forse non pensando alla stessa cosa… Continua a leggere La critica di una volta – ma quale?
I seminari della LUNA: “Cecità” di José Saramago
I seminari ella LUNA dedicati all’analisi del testo narrativo hanno posto sotto osservazione il romanzo Cecità di José Saramago. Siamo alla metà degli anni Novanta del Novecento (1995 la data di uscita) e circa alla metà dell’attività dello scrittore portoghese. Il titolo originale era Ensaio sobre a cegueira (scartato dalla traduzione italiana forse per evitare equivoci di genere letterario). Ma cosa significa intitolare “saggio” quelo che è in tutta evidenza un racconto? Probabilmente l’autore ha voluto indicare in questo modo che la sua storia ha una valenza per così dire dimostrativa. Una sorta di esperimento, che consiste nel mettere i suoi personaggi in una situazione estrema – un’epidemia di cecità “bianca” che si diffonde fino a diventare davvero pandemica (ovvero totale) – per vedere se e come può resistere in queste condizioni un comportamento che si possa definire ancora “umano”.
Seguendo la griglia precedentemente impostata, il seminario ha approfondito vari livelli del testo, dall’appartenenza al genere distopico di variante epidemica, alla posizione del narratore (onnisciente e spesso ironico), allo stile e alle figure retoriche. Il seminario si può seguire a questo link:
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