Il ciclo di seminari sullo sperimentalismo ha compiuto un passo avanti, forse fin troppo avanti. Infatti, finché ricostruiamo lo sperimentalismo negli anni Sessanta del Novecento e loro dintorni, siamo abbastanza sul sicuro. Abbiamo un contesto in cui la nozione si chiarisce e abbiamo autori che, bene o male, vi si riferiscono. Ma spostarsi sull’attualità è per forza di cose problematico. Di sperimentalismo nessuno parla più, se non in termini dispregiativi come se fosse soltanto una meccanica arida e priva di capacità inventive. È vero che negli ultimi anni si è sviluppato un dibattito pubblico, del quale “Critica integrale” ha dato notizia, attorno al termine “ricerca”, che allo sperimentalismo è imparentato; e che suggerisce, al posto della solita e abusata “emozione”, almeno un atteggiamento attento, una calibratura anche teorica, una certa diminuzione dell’individualità dell’operatore. È ugualmente vero, però, che “ricerca” indica un percorso non preordinato e quindi non potrà essere riconosciuto sic et simpliciter con l’ausilio di vecchie forme.
Per chi vuole, l’audio del seminario si ascolta a questo link:
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