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Non rimane che il comunismo

Sa che deve smettere, ma non riesce a smettere… Non si tratta di un drogato o di un alcolista, ma semplicemente del pianeta Terra, come suol dirsi “l’unico che abbiamo”. È probabile che siamo a un passo dall’ultima chiamata e malgrado tutti i segnali che mandano i mutamenti climatici ci sono i negazionisti e comunque gli speranzosi che resteranno inerti finché le onde non entreranno nella casa al mare o il tornado non li porterà via con il dehors dell’apericena. Per l’intanto si continua come prima, come se niente fosse. D’altronde, come si fa a invertire il corso dell’economia globale? Tanto meglio non pensarci.
Non è d’accordo Saitō Kōhei, nel suo libro Il capitale nell’antropocene, da poco pubblicato da Einaudi. Saitō è un giapponese relativamente giovane (è lui nell’immagine in evidenza), un docente di filosofia studioso in particolare di Marx che ha puntato la sua attenzione sull’ “ecomarxismo” (L’ecososcialismo di Karl Marx è il suo titolo precedente, edito in Italia da Castelvecchi). La sua tesi è che non siamo ancora all’ultimo stadio, quando non c’è più niente da fare, ma ci arriveremo presto se non si adotta una soluzione radicale. Poiché il guasto planetario è opera del sistema di vita chiamato capitalismo, non resta da fare altro che cambiarlo. È il capitalismo che, anche se sa di dover smettere, non riesce a smettere (basta vedere tutte le resistenze degli stati alle convenzioni sul clima). Quindi? Non rimane che il comunismo. Continua a leggere Non rimane che il comunismo