I seminari della LUNA: lo sperimentalismo com’è (parte 2)

La seconda parte del seminario sullo sperimentalismo com’è ha continuato a procedere, sempre per forza di cose su minime campionature, alla ricerca di percorsi e di segnali tendenziosi, tanto più difficili da rilevare in un’epoca che ha volutamente disimparato a pensare per tendenze.
Visto che non vengono ormai più, se non assai raramente, elaborate in gruppo e esposte in pubblico, ed anche le dichiarazioni di poetica vengono spesso evitate, non resta al critico volenteroso che ricavarsele da sé, le tendenze, per lo meno nella forma della “poetica implicita”.
La seconda parte della discussione sull’ipotesi di uno sperimentalismo odierno si è svolta partire da due relazioni: quella di Sarah Pierozzi ha presentato un raffronto tra Paradiso e Oggettistica, cioè le due opere recenti di Stefano Dal Bianco e Marco Giovenale; mentre quella di Federica Ruggiero si è spostata geograficamente verso un autore straniero, Ilya Kaminsky, attivo in USA ma originario dell’Ucraina, e il suo poema per frammenti intitolato Deaf Republic (Repubblica sorda).
Chi volesse ascoltare la registrazione dell’incontro, la trova su Youtube a questo link:

Nel corso del seminario, il confronto Paradiso/Oggettistica elaborato da Sarah Pierozzi , pur concedendo ad entrambi i testi una rilevanza estetica e una valenza rappresentativa, ha messo in evidenza un notevole divario. Da un lato, la poesia di Dal Bianco svolge in senso eminentemente mistico, oracolare e predicatorio il tema del rapporto con la natura, e quindi della questione ecologica e ambientale, conferendo alla poesia un ruolo magistrale nel comprendere la lingua muta delle “piccole cose” e le ispirazioni del vento e degli altri elementi. Al contrario Giovenale sceglie un prosa semi-poetica (una prosa in prosa secondo il titolo paradossale dell’antologia in cui è presente) sostanzialmente disadorna e priva di “effetti speciali”, dove ci si aggira attorno a oggetti vuoi di natura quotidiana, vuoi di natura linguistica, vuoi di natura immaginaria (o anche ironica) compreso l’“io”, che però non coincide con l’autore. Differenze dunque, su tutti i livelli, nel ruolo del soggetto, nell’uso dello spazio e nell’intenzionalità.
Dal canto suo, Federica Ruggiero ha indagato Repubblica sorda andando oltre l’evidente richiamo all’attualità, in quanto il contenuto di Kaminsky sembra anticipare (il libro è uscito nel 2019) l’invasione della sua terra d’origine da parte delle truppe russe. La cosa significativa, piuttosto, è il tema della sordità che dipende dall’infanzia dell’autore, ma si estende a significazione duplice, da un lato della resistenza della popolazione che non dà ascolto ai soldati, ma dall’altro anche all’indifferenza di quanti lasciano passare le atrocità dell’occupazione straniera. L’inserimento del linguaggio dei segni – ha sottolineato Ruggiero – apre delle possibilità di sperimentazione plurilinguista che tuttavia sono tenute in subordine alla parola che, come vuole l’impegno polemico dell’autore, deve suscitare nel lettore il massimo sdegno. In fondo proprio per essere poesia impegnata il testo di Kaminsky non può spingere al massimo il pedale del lavoro sul linguaggio che ne risulterebbe più difficile da capire.
Al termine di questa seconda seduta non ci sono state vere e proprie conclusioni. Infatti non si tratta altro che una prima serie di sondaggi che dovrebbe essere ulteriormente precisata, magari in collegamento con altre iniziative consimili. Vedremo cosa sarà possibile fare nei prossimi seminari.

28/03/2025

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