Il ciclo di seminari sullo sperimentalismo ha compiuto un passo avanti, forse fin troppo avanti. Infatti, finché ricostruiamo lo sperimentalismo negli anni Sessanta del Novecento e loro dintorni, siamo abbastanza sul sicuro. Abbiamo un contesto in cui la nozione si chiarisce e abbiamo autori che, bene o male, vi si riferiscono. Ma spostarsi sull’attualità è per forza di cose problematico. Di sperimentalismo nessuno parla più, se non in termini dispregiativi come se fosse soltanto una meccanica arida e priva di capacità inventive. È vero che negli ultimi anni si è sviluppato un dibattito pubblico, del quale “Critica integrale” ha dato notizia, attorno al termine “ricerca”, che allo sperimentalismo è imparentato; e che suggerisce, al posto della solita e abusata “emozione”, almeno un atteggiamento attento, una calibratura anche teorica, una certa diminuzione dell’individualità dell’operatore. È ugualmente vero, però, che “ricerca” indica un percorso non preordinato e quindi non potrà essere riconosciuto sic et simpliciter con l’ausilio di vecchie forme.
Per chi vuole, l’audio del seminario si ascolta a questo link:
Insomma, parlare di sperimentalismo oggi significa capire cosa si riannoda a quello trascorso e cosa invece si manifesta diversamente. Non basta quindi la rilevazione di una persistenza, ma occorre l’interrogativo: quale sperimentalismo oggi? Nel tentativo di capire come si sia trasformato e come si stia trasformando.
Il nostro seminario si è svolto nella modalità del miniconvegno.
Il primo contributo è stato di Antonio Francesco Perozzi che, proprio riallacciandosi al dibattito di Esiste la ricerca, ha trattato della scrittura non-assertiva. In particolare, Perozzi ha ripreso i punti principale del libro di Gian Luca Picconi, La cornice e il testo, elencando alcuni punti fermi, come la scelta della scrittura, l’elusione della metafora, la disindividualizzazione dell’autore.
Dal canto suo, Sara Gregori, ha esposto la poetica e la pratica artistica di Sara Davidovics, improntata allo sconfinamento e quindi all’uscita dal testo poetico lineare verso la ricerca intraverbale, la sonorità e la visività, fino a prove che si situano nel campo dell’arte e della performance.
Infine, Francesca Santucci ha trattato di Alessandro Broggi e della trilogia costituita da Noi, Sì e Idillio, sottolineando l’importanza della ricerca della Prosa in prosa (l’antologia in cui Broggi era presente insieme ad altri esponenti citati nel corso del seminario, come Giovenale e Zaffarano). Anche in questo caso sono stati rilevati interessanti procedimenti quali l’abbassamento dell’io e l’uso di posizioni narrative insolite (il noi, il tu) oppure la tecnica spersonalizzante dei microprelievi.
Nel corso del dibattito sono emersi vari temi, tra i quali fondamentale il rapporto tra ricerca e lirica, temi che verranno approfonditi, a partire da nuove comunicazioni, nella seconda parte del seminario di prossima programmazione.
27/02/2025