Le edizioni Vita Nuova inaugurano una collana di monografie letterarie diretta da Paolo Allegrezza, critico che si è distinto in varie occasioni intervenendo sui temi dell’avanguardia. Non a caso la collana viene dedicata agli scrittori “extraVaganti”, dove il termine – si legge in una pagina iniziale illustrativa – «è inteso come rifiuto dei linguaggi codificati e dei messaggi inclini alla mera evasione». In particolare, la collana ospiterà autori che hanno praticato diverse strade, agendo sia nel campo della poesia che in quello dell’arte figurativa (intrecci, interferenze e simili). La struttura dei volumi prevede due parti distinte: una ampia introduzione critica sull’autore e una parte antologica, fatta sia di testi che di immagini. Una collana coraggiosa, quindi, che presenterà libri agili, guide di alto livello per introdurre autori che il circuito della comunicazione tende a passare sotto silenzio o a trattare senza risalto.
Per la prima uscita, giustamente Allegrezza si è assunto la responsabilità di fornire il prototipo da seguire. E l’autore che ha scelto per tale esordio è stato Carmine Lubrano, poeta a tutto campo tuttora in grande attività (come testimoniano le numerose menzioni che ha ricevuto presso la mia “Critica integrale”). Quale miglior viatico per questa collana di un “poliartista plurilinguista” alieno dalle «derive liriche o intimiste»?
Il saggio di Allegrezza che apre il volume, si premura di ricostruire il contesto cultural-letterario nel quale una poesia “anomala” ha potuto trovare nutrimento e stimolo: e allora ecco formarsi il panorama variegato dell’avanguardia napoletana, indipendente e originale, attorno ad alcune riviste e alcuni numi tutelari (come Emilio Villa); ed ecco, negli anni Novanta del Novecento, la costituzione della Terza Ondata, promossa nell’antologia di Filippo Bettini e Roberto Di Marco, che inserisce Lubrano nel novero di una tendenza ampia di rilancio del «binomio tra sperimentazione e istanze antagoniste» (personalmente ricordo di averlo conosciuto proprio in occasione degli incontri legati a quella stagione di rinnovata mobilitazione).
Sperimentalismo e istanza antagonista. Allegrezza intitola: Una scrittura “oppositiva” tra neobarocco e espressionismo; e insieme a quelle formule, comuni anche al sodale Gaetano delli Santi, aggiunge lo spiccato plurilinguismo che caratterizza la poesia lubraniana con larga ampiezza di registri, in una operazione
mossa da una macchina linguistica che al napoletano, unisce arcaismi, termini rari, parole inglesi, francesi, spagnole, latine, turpiloquio, le pratiche della spezzatura e della disgrafia. L’assemblaggio che ne deriva produce un verso straniato in cui l’artificio, di ascendenza barocca, coniuga dimensione giullaresca e corpo a corpo con una materialità cupa, sempre dissonante.
Del testo poetico di Lubrano è messa in evidenza la forza d’urto, la vena inarrestabile che prorompe in un flusso di versi di varia misura legati da artifici verbali (da “fuochi d’artificio”, mi verrebbe da dire), l’«onda verbosa» che «si abbatte sul reale, degradandolo, scomponendolo (…) l’alterazione prodotta dal linguaggio a innescare l’azione demistificatoria». Il linguaggio critico di Allegrezza si fa a sua volta “cumulativo” per tenere degnamente il passo con il suo autore. E vediamo allora rimarcata la forma-litania (desunta dall’antesignano Emilio Villa) e la funzione decisiva del ritmo procedente in un «andamento magmatico», che coinvortica nella pulsione battente i temi prediletti da Lubrano, quelli del “basso”, vuoi corporeo (il sesso, le emissioni considerate sporche) e vuoi sociale (il popolare, la comunità dei consentanei). Giustamente Allegrezza coglie come centrale il valore produttivo della “ripetizione”:
C’è una modalità dominante nella poesia di Lubrano, fin dal suo esordio: la ripetizione. (…) Una tecnica ben nota al barocco attestato su una lingua che rifiutava la selezione del canone petrarchista e puntava ad affermare l’idea di una poesia in grado di rendere le esperienze della sensibilità. In Lubrano la ripetizione assume una valenza sovversiva. Si avvale di una macchina retorica di prim’ordine che utilizza tutte le figure funzionali all’incremento della ridondanza.
Naturalmente, come ogni brava monografia introduttiva che si rispetti, il libro di Allegrezza non manca di illustrare tutti i vari aspetti dell’opera dell’autore. La produzione visuale, in particolare il collage di tipo surrealista, si esemplifica da sé nella sua apposita sezione antologica, brillante e coloratissima. Quanto alla prosa narrativa, Allegrezza la tocca nell’ultima parte del suo scritto, in quanto è approdo tardivo della scrittura di Lubrano, con ʼo ciuccio ca vola del 2022. In quel “romanzo sinestetico” (così lo definisce il critico) i caratteri già rilevati per la poesia si amplificano:
qui a essere messi in scena sono vari episodi e personaggi legati alle avventure creative di Lubrano. tutto converge a contraddire quel totem della narrativa che continua a dominare il romanzo contemporaneo. È merito dell’opera di Lubrano indicare una delle possibili vie del romanzo sperimentale: plurilinguista, neobarocca, popolare, grottesca. Una formula dell’eccesso, del “vomire” secondo termine a lui caro, che unisce espressionismo dal basso e rivendicazione di parentela con la letteratura eversiva di matrice libertina e surrealista (…).
Ancora, è convenientemente valorizzato il lavoro editoriale di Lubrano con le edizioni e la rivista “Terra del Fuoco”, dove compaiono materiali e testi di grande importanza e che, recentemente, ha dato vita a una ripresa del dibattito sull’avanguardia, anzi, sulla “avanguardia permanente”. L’arte totale di Lubrano esige la produzione in proprio e così l’autore si fa davvero “produttore” guadagnando in indipendenza, ma anche in alta qualità. Sicché il “Lab-Oratorio Poietico” del nostro è una sorta di nuovo “Mulino di Bazzano”: come quello di Spatola era un centro di resistenza negli anni Settanta, così ora – a distanza di vari decenni e in una situazione ulteriormente rifluita – c’è bisogno di enclavi anche piccole di fronte all’omologazione dilagante delle idee (ovvero della stupidità).
A sua volta la nuova collana (lode al merito dei coraggiosi editori!) si presenta come uno strumento assolutamente necessario. Gli “extraVaganti”, infatti, non solo sono emarginati dal giro dell’informazione ufficiale, ma la diseducazione del pubblico li rende anche oggettivamente difficili. Occorre allora accompagnarli – a mo’ dei più strani apparecchi tecnologici – con un libretto di istruzioni per l’uso che introduca al “senso del non-senso”, cioè alla ragione positiva e vitale sottesa alla decostruzione dei codici e delle retoriche dominanti.
15/12/2024