I seminari della LUNA tornano sul tema dello sperimentalismo, caro alla linea di ricerca di “Critica integrale”; e lo affrontano ora in due puntate con una nuova formula, quella del piccolo convegno con interventi programmati. Il primo incontro, sotto il titolo Lo sperimentalismo com’era, è stato dedicato a ripercorrere la fase storica del secondo Novecento in cui la nozione è stata impostata e ampiamente dibattuta. Anche aspramente avversata: infatti, per la sua stessa origine scientifica, il termine “sperimentalismo” è stato – dai fautori della concezione estetica corrente – ritenuto inadatto e inapplicabile alla intuitività e creatività dell’arte. Spesso in base a un equivoco: infatti, è erroneo ritenere che l’autore sperimentale si limiti ad applicare meccanicamente uno schema presupposto a priori; in realtà “sperimentare” significa al contrario non partire con un risultato già previsto, come invece fa proprio chi si affida a retoriche liriche tradizionali ben rodate.
Gli interventi di questo seminario hanno riguardato tre autori tutti e tre assai rilevanti: Pier Paolo Pasolini (che ha aperto il problema proponendo su “Officina” il neosperimentalismo); Edoardo Sanguineti (in rappresentanza del Gruppo 63, dove il termine è stato discusso in rapporto alla revisione della nozione di avanguardia); e Paolo Volponi (che in poesia ha avuto una fase di sperimentazione eccedente e sbalorditiva, per così dire, “fuori tempo”).
In realtà gli interventi – ascoltabili usando il link qui di seguito – si sono soffermati soprattutto sugli anni Settanta del Novecento.
In particolare, il seminario è stato aperto da Emanuele Bucci che si occupato di Pasolini approfondendo il testo della Divina Mimesis, la riscrittura di Dante trasposto nell’inferno del neocapitalismo, secondo un progetto (esposto anche attraverso la metaletterarietà delle note progettuali) che gradualmente si è complicato fino ad arrivare alla pubblicazione di un testo incompiuto, segno di una ricerca complessa e autocritica.
Dario Gattiglia ha puntato sulla pubblicistica di Sanguineti, traendone spunto per evidenziare un atteggiamento militante, però sempre attento a non farsi ingabbiare in nessuna formula e quindi pronto a smarcarsi dalle presunte novità – di qui la brillante polemica, ma sarebbe più esatto dire la satira, sulla sovrabbondanza del prefisso “neo”, addirittura raddoppiato in “neoneo”. Dai Giornalini emerge un autore ad alta caratura critica, ma già per certi versi distante dalla stagione del gruppo.
Terzo intervento è stato quello di Claudio Pasquale Monopoli che ha ripercorso l’itinerario poetico di Volponi, partendo dal paesaggio “inquieto” del Ramarro per arrivare fino a Nel silenzio campale. Uno sperimentalismo progressivo che trova il suo apice nello scatenamento della rima, e non solo, in Con testo a fronte. Monopoli ha poi concluso ipotizzando alla radice il tema della “paura”, o meglio dell’attraversamento della paura in una dialettica tra profondità e superficie del testo.
È seguito un dibattito, soprattutto sul problema del “non finito” nella modernità letteraria.
22/11/2024