La nozione di avanguardia definisce il tipo di soggetto adeguato alla visione modernista e capace di operare la connessione, in questa prospettiva, tra estetica e politica. Il suo successo non risiede tanto nella facile connessione che questo concetto propone tra l’idea artistica dell’innovazione e l’idea della direzione politica del movimento, quanto nel nesso meno evidente tra due idee di «avanguardia». C’è la nozione topografica e militare della forza che procede alla testa, che detiene l’intelligenza del movimento, che ne sintetizza le forze, che determina il senso dell’evoluzione storica e sceglie gli orientamenti politici soggettivi. Insomma, c’è questa idea che lega la soggettività politica a una certa forma, a quella del partito, distaccamento avanzato che ricava la propria capacità di dirigere dalla capacità di leggere e interpretare i segni della storia. L’altra idea di avanguardia si radica, invece, nell’anticipazione estetica dell’avvenire, secondo il modello schilleriano. Se il concetto di avanguardia assume un senso all’interno del regime estetico delle arti è da questo risvolto: non per le sue fughe in avanti in relazione alla novità artistica, ma per l’invenzione delle forme sensibili e delle cornici materiali di una vita a venire. È ciò che l’avanguardia «estetica» ha portato all’avanguardia «politica», o ciò che ha voluto e creduto di portarle, trasformando la politica in programma di vita totale. La storia dei rapporti tra partiti politici e movimenti estetici è in primo luogo quella di una confusione, talvolta coltivata con compiacenza, in altri momenti violentemente denunciata, tra queste due idee dell’avanguardia, che nei fatti sono due idee differenti della soggettività politica: l’idea archi-politica del partito, ovvero l’idea di una mente politica che condensa le condizioni essenziali del cambiamento, e l’idea meta-politica della soggettività politica globale, l’idea di una virtualità nei modi dell’esperienza sensibile che innovano e anticipano la comunità a venire. Ma questa confusione non ha niente di accidentale. Non è, come vorrebbe la vulgata contemporanea, che le pretese degli artisti a una rivoluzione totale del sensibile abbiano preparato l’arrivo del totalitarismo. Al contrario, è l’idea stessa di avanguardia politica a essere ripartita tra una concezione strategica e una concezione estetica dell’avanguardia.
(da Jacques Rancière, La partizione del sensibile)
24/07/2024