Il ciclo di seminari intitolato alla “Critica della narrativa” è iniziato con l’osso forse più duro da rodere. Resto convinto – e questa occasione me lo ha confermato – che il testo facile sia quello più difficile. Più difficile da analizzare, intanto perché salta l’analisi e la critica per riferirsi direttamente al lettore e alla sua immedesimazione priva di problemi; e anche perché, di conseguenza, non presenta singolarità o asperità alle quali attaccare i ganci dell’interpretazione.
Comunque la decisione di affrontare per prima L’amica geniale (relativamente al vol. 1) di Elena Ferrante si è rivelata un esercizio assai utile per verificare i livelli di analisi descritti nella sede del seminario introduttivo. Credo che siamo riusciti ad evitare la comoda via del rifiuto del romanzo di successo in quanto tale e siamo riusciti a enucleare, tra le altre cose, anche alcune ragioni di questo successo, nonché della rapidità con cui il romanzo si è trasformato in serie televisiva.
Chi volesse seguire il seminario lo trova a questo link:
Dopo aver accennato alle risorse del “mistero dell’autore” nascosto sotto il nom de plume, sono stati toccati vari livelli di analisi, dai contenuti principali alla conformazione dello spazio, dalla posizione del narratore (qui narratrice) al sistema dei personaggi, dal linguaggio (in particolare è stata notata la rimozione del dialetto) alle figure retoriche, soprattutto le similitudini che hanno di massima una funzione normalizzante, per arrivare alle ipotesi sulle correnti ideologiche di fondo e terminare su alcuni aspetti di ideologia letteraria che diventano veri e propri spunti autopromozionali del romanzo stesso.
Altri elementi suggeriti nel corso del dibattito sono stati: il romanzo di formazione; lo stile di presentazione dei fatti che favorisce l’immersione del lettore, in tal modo passivizzato; la scarsa presenza della politica.
Inevitabilmente su tutto il dibattito aleggiava il problema del condizionamento delle leggi del mercato.
15/11/2023